I genitori che insultano e picchiano costantemente i figli commettono il reato di maltrattamenti e non quello di abuso dei mezzi di correzione.
Con la sentenza n. 23326 del 29 maggio 2013, la VI Sezione Penale della Corte di Cassazione ha precisato che il comportamento posto in essere dai genitori che costringono i figli minori, non solo a vivere nell’incuria e nella sporcizia, ma a sopportare quotidianamente offese, ingiurie e violenze fisiche di vario tipo, integra il delitto di maltrattamenti in famiglia, ex art. 572 c.p., e che “deve escludersi che tale condotta debba essere inquadrata nel diverso reato di cui all’art. 571 c.p.: infatti, l’uso sistematico della violenza, quale ordinario trattamento del minore, anche dove fosse sostenuto da animus corrigendi, non può rientrare nell’ambito della fattispecie di abuso dei mezzi di correzione, ma concretizza gli estremi del delitto di maltrattamenti. Peraltro, nella specie non è nemmeno ipotizzabile che i comportamenti posti in essere dai due imputati fossero finalizzati ad imporre una qualche forma di educazione, essendo stati improntati elusivamente all’insegna della violenza e della sopraffazione”.
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