Purtroppo non è un segreto che i rapporti tra fratelli e sorelle, una volta diventati adulti, non sempre sono idilliaci. E anche quando lo sono se entra in campo il “vil denaro” rischiano di incrinarsi. È forse proprio per non lasciare alcuna discrezionalità alla famiglia che la legge non lascia scampo ed è molto chiara: in capo a ciascun fratello o sorella vige l’obbligo di mantenere i familiari nel caso in cui siano in gravi situazioni di difficoltà economica, a patto che siano rispettate specifiche disposizioni che ora andiamo ad analizzare.
Quando si devono pagare gli alimenti ai fratelli
A disciplinare l’obbligo di “mantenimento” di fratelli e sorelle nel momento del bisogno è l’art. 433 del codice civile, il quale prevede espressamente che “All’obbligo di prestare gli alimenti sono tenuti, nell’ordine:
1) il coniuge;
2) i figli [legittimi o legittimati o naturali o adottivi] anche adottivi, e, in loro mancanza, i discendenti prossimi [anche naturali ];
3) i genitori e, in loro mancanza, gli ascendenti prossimo, anche naturali; gli adottanti;
4) i generi e le nuore;
5) il suocero e la suocera;
6) i fratelli e le sorelle germani o unilaterali, con precedenza dei germani sugli unilaterali”.
Come stabilisce la lettera della norma, nonostante comunemente si parli di “mantenere” i fratelli, il legislatore ha in realtà previsto che sia obbligatorio pagare gli alimenti quando vertono in situazioni economicamente difficili. Per “alimenti” sono da intendersi prestazioni di assistenza materiale da versare al famigliare stretto che si trovi in un tale stato di bisogno economico da non consentirgli di soddisfare le esigenze primarie di un essere umano. Pertanto con gli alimenti, a differenza che con il mantenimento, non si garantisce al beneficiario di mantenere un preciso standard economico, ma semplicemente il suo sostentamento.
Tale obbligo si basa sul dovere di solidarietà previsto dall’art. 2 della Costituzione, che richiede l’adempimento dei “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
Lo stato di bisogno deve essere incolpevole
Sicuramente a qualcuno, specialmente a chi non ha buoni rapporti coi fratelli, verrà da storcere il naso e pensare che “chi è causa del suo mal pianga se stesso: se mio fratello è stato così incapace da perdere tutto giocando d’azzardo perché devo mantenerlo io?”: proprio per questo motivo il legislatore ha previsto che l’obbligo di pagare gli alimenti sussista solo nel caso in cui lo stato di bisogno sia incolpevole, non voluto dal fratello/sorella bisognoso. È il caso, ad esempio, di chi a seguito di una lunga malattia ha perso il lavoro e non è in grado di provvedere a sé stesso.
Chi decide quanto è obbligatorio pagare
Naturalmente l’ammontare degli alimenti da pagare viene determinato dal giudice competente, al quale è necessario rivolgersi per dirimere la questione e stabilire i relativi importi. Spetta al giudice effettuare le dovute verifiche volte ad appurare l’esistenza o meno delle condizioni che garantiscono a qualcuno il diritto a godere degli alimenti versati dai fratelli/sorelle, stabilendone l’ammontare.
E se ci sono più fratelli?
Nell’ipotesi in cui ci siano più fratelli e sorelle saranno tutti chiamati a unire le forze per aiutare quello in difficoltà suddividendosi le spese per gli alimenti previsti dal giudice. Il giudice, tuttavia, sulla base delle condizioni economiche di ciascun fratello potrà stabilire quote differenti, così che la porzione di alimenti non gravi più su uno che sull’altro.
Non necessariamente bisogna pagare
Al pagamento degli alimenti è tuttavia prevista un’alternativa: la possibilità di occuparsi personalmente della soddisfazione delle esigenze del fratello indigente. In che modo? Ad esempio accogliendo in casa il familiare oppure, al posto che versare mensilmente del denaro sul suo conto, provvedere ad acquistare gli alimenti e i beni di prima necessità per lui direttamente al supermercato.
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