Questa estate una coppia di amici dopo un lungo volo si è trovata nella spiacevole situazione di scoprire che i bagagli, a differenza loro, non erano giunti a destinazione. La compagnia aerea non aveva idea di dove fossero e la disperazione ha avuto la meglio su di loro fino a quando non si sono ricordati che, proprio per evitare spiacevoli situazioni simili, avevano infilato gli AirTag negli zaini imbarcati. Una mossa che si è rivelata essere strategica, visto che solo grazie ai dispositivi sono riusciti nel giro di breve tempo ad individuarli, scoprendo che erano rimasti nell’aeroporto dov’era stato fatto lo scalo, e a recuperarli. Ma la domanda è: potevano farlo? Questa estate la risposta è stata dibattuta.
Cos’è l’AirTag e come funziona
Per chi non lo conoscesse, l’AirTag è un dispositivo con un microchip Bluetooth capace di erogare un segnale radio con un campo di copertura di 100 metri. È possibile, però, trovarlo anche a distanze ben più elevate (come nel caso in cui sia stato messo in un bagaglio che non si sa dove sia finito) tramite il servizio “Find My Network”. In sostanza un iPhone o un iPad può trovarlo agilmente con un’App di localizzazione, avvisando il legittimo proprietario con la posizione precisa del dispositivo.
L’utilizzo di questi apparecchi è diversificato, c’è chi ne attacca uno alle chiavi per sapere sempre dove si trovano o chi lo inserisce nel portafoglio per essere sicuro di non perderlo. Sono sempre più i viaggiatori che, vista la comodità e l’utilità di questo servizio, hanno deciso di utilizzarli anche per essere certi di trovare i propri bagagli imbarcati in stiva, che troppo spesso vengono smarriti.
Gli AirTag possono essere utilizzati in aereo?
L’utilizzo degli AirTag ha recentemente preoccupato, suscitando il timore che potesse interferire con il volo (come può accadere, ad esempio, con i cellulari non in modalità aerea). In realtà però, essendo un dispositivo Bluetooth, non interferisce in alcun modo ed è concesso inserirli in valigia sia che questa sia imbarcata sia che sia riposta nelle cappelliere. Nonostante il pacifico e generalizzato utilizzo degli AirTag in aereo, questa estate c’è chi ha scombinato le carte mettendone in discussione la sicurezza.
Il caso Lufthansa
Pochi mesi fa si è scatenato un polverone mediatico quando Lufthansa ha pubblicato un tweet nel quale bandiva gli AirTag perché classificati come pericolosi. La compagnia aerea aveva sottolineato che esistono delle linee guida dell’Icao, l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile, le quali prevedono che tutti i dispositivi dotati di una funzione di trasmissione di volo devono essere disattivati durante un volo. Nello specifico ha evidenziato che “i tracker dei bagagli rientrano nella categoria dei dispositivi elettronici e sono quindi soggetti alle disposizioni sulle merci pericolose per il trasporto in aereo emanate dall’Icao. Di conseguenza, a causa della loro funzione di trasmissione, i tracker devono essere disattivati durante il volo, al pari di telefoni cellulari, computer portatili ecc”.
È la prima volta, da quando sono stati messi in vendita gli AirTag, che una compagnia aerea menziona preoccupazioni per la sicurezza del volo e, nonostante spetti a ciascun vettore stabilire cosa sia possibile o meno imbarcare in aereo, si tratta di preoccupazioni infondate.
Come confermato da Apple, infatti, gli AirTag aderiscono alle regole internazionali di sicurezza dei voli aerei per bagaglio a mano e da stiva. Anche l’autorità aerea tedesca Luftahrt-Bundesamt ha rassicurato la compagnia aerea, garantendo che dispositivi con batterie molto piccole e con bassa potenza di trasmissione inseriti in un bagaglio (da stiva o a mano) non rappresentano un rischio per la sicurezza, motivo per cui la compagna aerea tedesca è tornata sui suoi passi rendendo ufficiale la possibilità di imbarcare questi dispositivi anche sui voli Lufthansa.
Ora è dunque possibile imbarcare tranquillamente i bagagli muniti di AirTag, per essere sicuri di non perderli.
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