Siete stati licenziati ingiustamente? Non vi sentite tutelati sul posto di lavoro? Subite discriminazioni a causa del vostro orientamento religioso, politico o sessuale? Vi sono state affidate mansioni inferiori rispetto a quelle concordate in sede di assunzione o, peggio ancora, vi sentite oggetto di condotte vessatorie, reiterate e durature da parte di colleghi e/o superiori?
Se anche una soltanto di queste situazioni vi riguarda o riguarda i vostri familiari o amici potrebbe essere concreto il rischio di vedere compromesso uno dei diritti riconosciuti come fondamentali dall’ordinamento giuridico italiano: il lavoro.
Per informazioni: info@iltuolegale.it – Tel.: 02 94088188
La nostra Carta Costituzionale, infatti, sin dall’art. 1, sancisce che: L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, per poi proseguire con l’art. 4, che, al primo comma, recita: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
La rilevanza costituzionale del lavoro, tuttavia, si manifesta non soltanto nel diritto di ogni cittadino di averne uno ma anche nel dovere di ciascuno di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società (Art. 4, secondo comma Cost.)
Proprio al fine di rendere effettivo tale diritto e, contemporaneamente, evitare che un siffatto risultato venga raggiunto a discapito di quei soggetti che, in ragione del rapporto di subordinazione, si trovano in una particolare relazione con il datore di lavoro, l’ordinamento giuridico ha dato vita al diritto del lavoro, ovvero quel complesso di norme che disciplinano i rapporti tra datore e lavoratore subordinato.
La tutela del lavoratore subordinato è, dunque, il principale obiettivo della legislazione del lavoro.
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