Cane morto: condannato il titolare della pensione per animali

Sono sempre di più gli italiani che decidono di accogliere nella propria famiglia un cane trattandolo e considerandolo a tutti gli effetti membro attivo della stessa. Allo stesso tempo, sempre più persone decidono di fare le vacanze con il proprio animale domestico: un desiderio che si scontra con la realtà quando bisogna andare all’estero, poiché il trasporto di cani in aereo è ancora molto difficoltoso. Per questo capita che l’animale debba essere lasciato a casa e allora è necessario trovare una pensione che possa tenerlo durante il periodo di assenza. La storia di oggi racconta come, però, capiti che le persone scelte per occuparsi del proprio animale domestico non siano in grado di farlo: il titolare di una pensione per animali di Gignod, in provincia di Aosta,infatti, è stato condannato per la morte di un cane che gli era stato affidato

Cane morto dopo il soggiorno in pensione per animali: la vicenda

Thor era un dobermann di sei anni quando, nel marzo del 2022, la sua famiglia decise di lasciarlo in una pensione per animali ritenuta fidata, che avrebbe dovuto occuparsi di lui durante un viaggio all’estero. Il 14 marzo però qualcosa andò storto: Thor venne trovato da un dipendente della struttura in fin di vita nel box dove aveva passato la notte, in grave stato di ipotermia. Il dipendente, che a processo affermò di aver subito pensato che il cane fosse morto, andò a chiamare il titolare della pensione che tentò di rianimare l’animale praticandogli il massaggio cardiaco. Portato di corsa dal veterinario di fiducia della famiglia – che in quel momento essendo all’estero per ovvi motivi non fu in grado di tornare tempestivamente – a Thor, giunto in clinica completamente bagnato e congelato con una temperatura corporea di 13 gradi, restava poco da vivere a causa della critica situazione in cui versava. Purtroppo, i tentativi di salvarlo riscaldandolo e reidratandolo furono vani: l’animale inizialmente stabilizzatosi morì qualche mese dopo, senza mai essersi completamente ripreso dallo shock termico subito.

Cane morto in pensione: la condanna del titolare

Denunciato dal proprietario del cane, il titolare della struttura (che la mattina del 14 marzo, contattando la famiglia, aveva falsamente dichiarato che il cane aveva avuto un malore e che erano state trovate tracce di sangue nel box, omettendo di parlare dello stato di ipotermia nel quale versava)  durante il processo chiamò a propria difesa la moglie e il dipendente che aveva trovato l’animale, i quali chiararono in aula che Thor aveva passato regolarmente la notte in un box chiuso e riscaldato e che, probabilmente, l’animale si era bagnato dopo aver rovesciato la ciotola d’acqua messa a sua disposizione.

Una difesa che non ha convinto i giudici di primo grado che, in una recente sentenza, hanno condannato l’imputato per abbandono di animali imponendogli di pagare un’ammenda di 670 euro e disponendo il pagamento di 3.590 euro per le spese legali  e a favore della parte civile un risarcimento di 5.000 euro.

Cane morto dopo la pensione: il reato di abbandono di animali

L’art. 727 del codice penale, relativo al reato di abbandono di animali per cui è stato condannato l’imputato, dispone che “Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro.

Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze”.

Secondo il Tribunale, il titolare della pensione per animali è da ritenersi responsabile di abbandono di animali per non aver adeguatamente vigilato sul cane che gli era stato affidato e che aveva il compito di accudire diligentemente. L’abbandono di animali, infatti, si configura quando il cane viene lasciato solo senza che nessuno se ne prenda cura.

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