Oggi parliamo di due mamme che hanno adottato rispettivamente i figli biologici l’una dell’altra che però, secondo la legge, non sono fratelli (né parenti).
Nonostante ormai da anni le unioni civili tra persone omosessuali siano consentite in Italia (ne avevamo parlato qui, spiegando il DDL Cirinnà https://www.iltuolegale.it/unioni-civili-e-convivenze-di-fatto/) , quella della stepchild adoption rimane una problematica sempre ostica, che spesso esce con sentenze o decisioni giuridiche che creano scompiglio e disaccordo: è il caso delle due Elena, unite di fatto e madri con lo stesso nome che hanno adottato rispettivamente i figli biologici l’una e dell’altra, che però secondo la legge non sono fratelli.
La nascita del primo figlio, l’unione civile e l’arrivo del secondo
Elena ed Elena (detta Né) hanno avuto il primo figlio insieme nel gennaio 2017: Elena è la madre biologica che, tramite seme di un donatore anonimo è rimasta incinta dando alla luce il piccolo, subito adottato legalmente da Né.
Un anno dopo le due donne hanno effettuato un’unione civile e lo stesso anno Né ha partorito il loro secondo figlio con la medesima tecnica di fecondazione.
Fratelli di fatto, ma non per la legge
Ma allora, cosa chiedono ora Elena e Né al Tribunale dei minori di Venezia? Oltre a chiedere di accogliere la domanda da parte di Elena di adottare il loro secondo bambino – per la quale non dovrebbero esserci problemi – la richiesta delle due donne è che i loro due figli vengano riconosciuti come fratelli.
Incredibilmente, allo stato attuale delle cose i due bambini risultano avere gli stessi genitori, lo stesso cognome, vivere nella stessa casa, ma per la legge non solo non sono né fratelli né parenti.
Uguali diritti come tutte le famiglie
Questa lotta per il riconoscimento del vincolo di fratellanza tra i due bambini è una lotta di principio: le due mamme vogliono che, così com’è per la vita quotidiana che vivono come una famiglia a tutti gli effetti, anche la legge li veda come tale senza avere alcun intralcio per il fatto di essere figli di due madri. Si pensi al caso in cui uno dei due bambini stia male e a poterlo assistere in ospedale possa esserci solo un membro della famiglia: non essendo riconosciuti neppure come parenti, il secondo bambino non avrebbe alcun diritto di stare accanto al primo.
Sono pochissime le pronunce giurisprudenziali che si sono occupate di questa tematica, che si appresta ad essere sempre più attuale e di cui la legislatura prima o poi dovrà farsi carico senza lasciare questo compito alla decisione dei giudici caso per caso.
Analoga vicenda è avvenuta qualche mese fa a Bologna, dove il tribunale ha riconosciuto la fratellanza nell’ambito di una vicenda simile a quella oggi esaminata, dove due donne avevano rispettivamente adottato la prima i due gemelli di 5 anni della seconda e quest’ultima la bambina di 9 anni della prima, riconoscendo la fratellanza tra i bambini.
L’importanza del legame di fratellanza
Naturalmente è inutile dire che non sarà la decisione del Tribunale a cambiare il rapporto dei due bimbi, che si sentono a tutti gli effetti fratelli e che stanno crescendo come tali, tra giochi, pianti e litigate.
L’importante traguardo che si spera venga raggiunto con il riconoscimento del legame di fratellanza tra i due bambini a livello giuridico è di grande rilevanza, imponendo così loro gli stessi doveri e attribuendo loro gli stessi diritti di fronte alla legge.
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