Pochi giorni fa è giunto fino alle porte della Cassazione il caso dell’impiegato delle poste ammalatosi di tumore a causa del fumo passivo respirato per 14 anni nell’ufficio in cui i suoi colleghi hanno sempre fumato al chiuso durante l’orario lavorativo. La Cassazione, con un’intransigente condanna, impone un risarcimento all’uomo, riconoscendo che il pericolo della malattia si sarebbe potuto tranquillamente evitare imponendo il divieto di fumare sul luogo di lavoro, seppur la legge Sirchia non fosse ancora stata promulgata.
Si ammala per il fumo passivo dei colleghi
Dopo aver passato 14 anni in un ufficio pieno di colleghi fumatori, nel 2000 (a sette anni dalla pensione) un impiegato delle Poste Italiane ha scoperto di avere un tumore alla faringe, causato dal fumo passivo dei colleghi, respirato proprio nell’ufficio dove per ore, ogni giorno, ha lavorato.
Esaminato il caso, la Corte di Cassazione ha stabilito che il lavoratore, oggi pensionato e novantenne, avrà diritto ad un risarcimento di 174.000,00 Euro. Anche se la legge Sirchia non era ancora stata introdotta, secondo i giudici Poste Italiane avrebbe dovuto tutelare le condizioni di lavoro del dipendente non fumatore, considerando tutti gli effetti negativi del fumo passivo sulla salute umana.
Tra il 1980 e il 1994 (gli anni in cui l’impiegato ha respirato il fumo passivo) non era ancora attivo il divieto di fumo nei luoghi chiusi, che infatti è stato introdotto solo nel 2003 con la legge Sirchia.
Nel 2000, quando gli è stato diagnosticato il cancro, il dipendente ha intrapreso una battaglia legale contro Poste Italiane, che lo ha visto vincitore in tutti i gradi di giudizio e, oggi, anche dinnanzi alla Corte di Cassazione. A seguito di una perizia legale dichiarante l’inesistenza di altre cause per la malattia, e considerando l’irreversibile diagnosi di invalidità al 40%, il dipendente ha chiesto ed ottenuto un lauto risarcimento.
Sono passati 16 anni dalla legge Sirchia che vieta il fumo nei locali chiusi: addio fumo passivo?
Sono passati quasi 16 anni dalla Legge Sirchia, n. 3/2003 (Tutela della salute dei non fumatori). Grazie a questa legge ed al costante impegno del Ministero della Salute e del Servizio Sanitario Nazionale per la prevenzione del tabagismo e delle patologie correlate al fumo, in questi 10 anni sono stati ottenuti risultati importanti come la diminuzione del 18% della prevalenza dei fumatori (dal 23,8% del 2003 al 19,5% del 2014 secondo i dati ISTAT), la riduzione dei ricoveri per infarto del 5% ogni anno, la diminuzione del 25% delle vendite dei prodotti del tabacco.
I risultati positivi ottenuti dall’entrata in vigore della Legge Sirchia sono stati resi possibili anche grazie alla popolazione: il 95% la ritiene utile e il 90% pensa che sia rispettata. Ad oggi i NAS hanno compiuto oltre 35.800 controlli in tutta Italia, presso diverse tipologie di locali e solo il 5,8% di tali ispezioni ha portato a contestare un’infrazione; di queste solo il 2% sono state relative a presenza di persone che fumavano dove non consentito, mentre il 3,8% ha riguardato la mancata o non corretta apposizione dei cartelli di divieto.
L’obiettivo dell’Italia, però, è ancora fisso in avanti: l’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’ambito del Piano d’azione globale per la prevenzione della Malattie croniche, ha fissato l’obiettivo della riduzione di un ulteriore 30% della prevalenza dei fumatori entro il 2025. Per raggiungerlo, l’Italia ha ampliato anche la tutela dei giovani, attraverso la legge che ha vietato il fumo anche negli spazi esterni di pertinenza degli istituti scolastici e l’innalzamento ai minori di 18 anni del divieto di vendita dei prodotti del tabacco. Lo scorso aprile è stata approvata la Direttiva Europea 2014/40/UE che comporterà, tra l’altro, l’introduzione di immagini dissuasive sul 65% della superficie dei pacchetti di sigarette, il divieto di utilizzo degli aromi caratterizzanti e dell’uso di alcuni additivi attrattivi, l’attivazione di misure più efficaci per identificare e tracciare i prodotti del tabacco e combattere il traffico illecito.
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