Con Legge Basaglia si intende la legge numero 180 del 1978, “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori“.
Alla legge ci si riferisce comunemente tramite l’associazione al nome di Franco Basaglia (psichiatra e promotore della riforma psichiatrica in Italia). Estensore materiale della legge fu lo psichiatra e politico democristiano Bruno Orsini
Ispirandosi alle idee dello psichiatra ungherese Thomas Szasz, Basaglia si impegnò nel compito di riformare l’organizzazione dell’assistenza psichiatrica ospedaliera e territoriale, proponendo un superamento della logica manicomiale.
Come disse lo stesso Basaglia intervistato da Maurizio Costanzo:
« Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamo provato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c’è un altro modo di affrontare la questione; anche senza la costrizione. »
La Legge 180 è la prima e unica[3][4] legge quadro che impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici.[3]
Prima della riforma dell’organizzazione dei servizi psichiatrici legata alla legge n. 180/1978, i manicomi erano spesso significativamente connotati anche come luoghi di contenimento sociale, e dove l’intervento terapeutico e riabilitativo scontava frequentemente le limitazioni di un’impostazione clinica che si apriva poco ai contributi della psichiatria sociale, delle forme di supporto territoriale, delle potenzialità delle strutture intermedie, e della diffusione della psicoterapia nei servizi pubblici.
La legge stessa voleva anche essere un modo per modernizzare l’impostazione clinica dell’assistenza psichiatrica, instaurando rapporti umani rinnovati con il personale e la società, riconoscendo appieno i diritti e la necessità di una vita di qualità dei pazienti, seguiti e curati anche da strutture territoriali.
La legge stessa prevedeva, nell’articolo 11 (“Norme finali”), che la stragrande maggioranza degli articoli (articoli 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8 e 9 ) cessassero di essere in vigore quando sarebbe entrata in vigore la legge istitutiva del servizio sanitario nazionale, cosa che avvenne con la legge n. 833 del 23 dicembre 1978.
La legge n. 180/1978 demandò l’attuazione alle Regioni, le quali legiferarono in maniera eterogenea, producendo risultati diversificati nel territorio. Nel 1978 solo nel 55% delle province italiane vi era un ospedale psichiatrico pubblico, mentre nel resto del paese ci si avvaleva di strutture private per il 18%, o delle strutture di altre province per il 27%.[5]
Di fatto, solo dopo il 1994, con il “Progetto Obiettivo” e la razionalizzazione delle strutture di assistenza psichiatrica da attivare a livello nazionale, si completò la previsione di legge di eliminazione dei residui manicomiali.
Nonostante critiche e proposte di revisione, le norme della legge n. 180/1978 regolano tuttora l’assistenza psichiatrica in Italia.
Fonte: Wikipedia