Si rileva come negli ultimi anni si sia registrato un progressivo aumento di interesse circa le norme che regolano l’attività subacquea, sia da parte di Associazioni e Didattiche – ove tale interesse, ad onor del vero, non è mai mancato – sia, e soprattutto, da parte dei singoli operatori del settore (diving centre, istruttori e guide), i quali paiono aver preso coscienza dell’alto grado di responsabilità (civile e penale) gravante su tali figure professionali.
La normativa sulle attività subacquee è molto frastagliata, riportata in norme e disposizioni di vari gradi (leggi dello Stato, leggi Regionali, disposizioni della Capitaneria di Porto, ecc) che ne considerano aspetti parziali senza garantire una disciplina generale ed uniforme valida in tutto il territorio italiano.
L’esigenza di certezza su doveri e tutele, rischi e sanzioni nell’ambito di tale attività ha portato nel corso delle precedenti legislature alla presentazione di diverse proposte di legge, tutte cadute nel vuoto.
L’ultima, ancora al vaglio del Parlamento, è il disegno di Legge n. 320, che essendo ancora in uno stadio di discussione, offre lo spunto per numerosi dibattiti in materia.
Sensibile alla tematiche della sicurezza e delle norme che regolano l’attività subacquea, DAN EUROPE si è fatto promotore della conferenza intitolata “La legge e la subacquea”, tenutasi domenica 16 marzo 2014 a Bologna, nel corso della manifestazione EudiShow 2014.
Tale conferenza ha visto la partecipazione, in qualità di relatori, di personalità di alto spicco in ambito subacqueo, oltre che una notevole affluenza di pubblico interessato all’argomento trattato.
Come relatori sono intervenuti al dibattito il Dott. Alessandro Marroni, Presidente di DAN EUROPE; l’Ing. Giovanni (Nanni) Cozzi, segretario Adisub; il Senatore Mario Cavallaro, avvocato, subacqueo, già onorevole; la Dott.ssa Luisa Cavallo, Primo Dirigente della Polizia di Stato, già Direttore del CNeS (Centro Nautico e Sommozzatori della Polizia di Stato); Michele Geraci, subacqueo, profondista e recordman. A moderare il dibattito Leonardo D’Imporzano, giornalista e apneista.
Il convegno si è snodato illustrando le attuali problematiche collegate alla necessità di ottenere una normativa rivolta a garantire uno standard di sicurezza dell’attività subacquea – da intendersi sia come regole di accesso alla professione subacquea da parte di personale qualificato sia come procedure e controlli da effettuarsi prima e durante lo svolgimento dell’immersione – al fine di neutralizzare il più possibile i rischi connessi all’attività, elevando lo standard qualitativo della prestazione dei servizi e la sicurezza delle immersioni “ricreative”.
In particolare, si richiede che tale normativa individui le procedure più idonee a garantire al subacqueo che si rivolga al centro immersioni uno standard qualitativo normativamente previsto, accertabile ed uniforme, al di sotto del quale non sia possibile svolgere la predetta attività.
Allo stesso tempo, è necessario effettuare una determinazione del rischio connesso a tale attività e delineare in maniera precisa la responsabilità degli operatori in caso di violazione dei predetti standard e/o di coinvolgimento in incidente subacqueo.
Un acceso dibattito si è aperto sulle proposte finalizzate ad attuare tale esigenza di sicurezza.
La Dott.ssa Cavallo ha evidenziato come l’adeguamento degli standard alle previsioni contenute nella normativa UNI EN ISO consentirebbe di raggiungere le finalità di sicurezza e di delineare la responsabilità degli operatori; Michele Geraci ha lanciato una provocazione – subito raccolta – circa la possibilità di subordinare il rilascio del brevetto istruttore al superamento di un “esame di Stato”, al pari di quanto avviene per i colleghi istruttori subacquei francesi.
Per lo più, però, l’ingerenza di un soggetto terzo è stata ritenuta non accettabile, richiamando l’alta professionalità e competenza delle Didattiche già operanti in materia.
Un altro aspetto che ha suscitato discussione e dibattito è stato l’ambito di applicazione della regolamentazione contenuta nel disegno di Legge n. 320, il quale a detta di alcuni operatori introdurrebbe una disparità tra gli operatori operanti nell’ambito della c.d. subacquea ricreativa (Capo III del suddetto disegno di Legge), non includendo operatori professionali non inclusi tra i c.d. OTS (Operatori Tecnici Subacquei di cui al Capo II del Disegno di Legge n. 320) quali i giornalisti subacquei, i ricercatori, i biologi marini, ecc.
La conferenza, che si è aperta con la dichiarata finalità di indurre riflessioni sulle tematiche sollevate senza la presunzione di dare risposte o soluzioni alle varie criticità della materia, si è chiusa dopo due ore di intenso dibattito che ha coinvolto relatori e pubblico.
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