Pensione di reversibilità: spetta anche dopo la separazione?

Sapevi che, anche se due persone si sono separate o hanno divorziato, il nostro ordinamento prevede che alla morte di una delle due, beneficiaria di una pensione, l’altra possa goderne al suo posto? Naturalmente devono essere rispettati specifici criteri, ma la Corte di cassazione a riguardo ha assunto ormai un orientamento chiaro.

Quando spetta la pensione di reversibilità

Sarebbe scontato pensare che, in seguito alla cessazione degli effetti civili del matrimonio, cessino anche gli obblighi che lo Stato ha nei confronti dell’ex coniuge qualora uno dei due venga meno: così, però, non è. In tema di pensione di reversibilità o di pensione indiretta spettante poiché la persona defunta non aveva raggiunto l’età pensionabile pur avendo maturato almeno 15 anni di contributi, la giurisprudenza prevede infatti che questo tipo di sostegno economico venga ugualmente goduto non solo dall’attuale coniuge, ma anche dal coniuge separato o divorziato, a condizione che vengano rispettati i seguenti requisiti.

Pensione di reversibilità e separazione

A differenza di quanto affermato in passato, oggi la Corte di cassazione prevede che al coniuge separato spetti sempre la pensione di reversibilità dell’ex partner. Nel caso in cui la morte avvenga durante il periodo di separazione ma prima della pronuncia del divorzio, dunque, il coniuge sopravvissuto non riscontrerà problemi nel poter godere della pensione di reversibilità del defunto, anche nel caso in cui non fosse beneficiario di alcun assegno di mantenimento (requisito che precedentemente veniva posto come necessario al riconoscimento del beneficio da parte della Cassazione stessa). In questo modo la giurisprudenza si omologa a quanto disposto dalla legge n. 903/1965 (relativa all’avviamento alla riforma e miglioramento dei trattamenti di pensione della previdenza sociale), la quale prevede che possa beneficiare della pensione il titolare di un rapporto coniugale con il defunto pensionato/assicurato, senza prevedere altri requisiti.

A conferma di questo principio vi è la circolare Inps n. 19/2022 che, adeguandosi a quanto disposto dalla Corte di cassazione con le sentenze n. 2606/2018 e 7464/2019, ha previsto il riconoscimento del diritto anche al coniuge separato con addebito e senza diritto agli alimenti.

In merito alla sostanza, ossia a quanto spetto spetta al coniuge superstite, la legge 903/1965 prevede la seguente tabella:

  • 60% della pensione totale;
  • 80% della pensione totale se vi è un figlio;
  • 100% della pensione totale se ci sono due o più figli.

La norma specifica inoltre che i figli possono beneficiare della pensione fino al massimo al 26° anno d’età nel caso si tratti di studenti universitari a carico del genitore al momento del decesso.

Qualora la pensione di reversibilità venga ripartita dal coniuge superstite con altri familiari (come i figli) viene però diminuita nel caso in cui questi sia già beneficiario di altri redditi:

  • Del 25% se percepisce un reddito superiore al triplo della pensione minima;
  • Del 40% se percepisce un reddito superiore al quadruplo della pensione minima;
  • Del 50% se percepisce un reddito superiore al quintuplo della pensione minima.

Sono stati i giudici di legittimità con l’ordinanza n. 9649/2015 a spiegare il motivo per cui la legge garantisce ai coniugi separati una così ampia tutela: “la ratio della tutela previdenziale è rappresentata dall’intento di porre il coniuge superstite al riparo dall’eventualità dello stato di bisogno, senza che tale stato di bisogno diventa (anche per il coniuge separato per colpa o con addebito) concreto presupposto e condizione della tutela medesima”.

Per questo stesso motivo, però, qualora il coniuge separato contragga nuove nozze il suo diritto alla pensione del defunto – naturalmente – decade.

Pensione di reversibilità e divorzio

A differenza che per la separazione, per il divorzio la situazione è meno semplice quando viene a mancare il titolare della pensione. Il diritto a beneficiare del sussidio da parte dell’ex coniuge sopravvissuto, infatti, viene garantito solo a patto che sussistano tre condizioni:

  1. Deve esistere nei suoi confronti una pronuncia che disponga a suo favore un assegno di divorzio da versarsi a carico dell’ex coniuge poi defunto;
  2. La sentenza di divorzio deve essere stata pronunciata successivamente all’anzianità contributiva da cui trae origine il diritto al trattamento pensionistico. Ciò significa che il defunto deve aver iniziato a lavorare prima della sentenza di divorzio;
  3. L’ex coniuge superstite non deve essersi risposato.

Infine, quanto spetta al coniuge sopravvissuto non è una percentuale fissa ma sarà il giudice volta per volta a calcolare la cifra sulla base del rapporto tra la durata del matrimonio e il periodo di maturazione della pensione da parte dell’ex coniuge defunto.

A differenza di quello che si potrebbe pensare, l’ex coniuge sopravvissuto avrà diritto ad una parte del trattamento pensionistico anche se l’ex coniuge, nel frattempo, si era risposato o aveva intrapreso una convivenza di fatto. In queste ultime ipotesi, infatti, la pensione dovrà essere suddivisa tra l’ex e l’attuale partner e la ripartizione verrà calcolata dal giudice sulla base della durata sia dei matrimoni che delle condizioni reddituali dei beneficiari.

studio legale zambonin

Per una consulenza legale: info@iltuolegale.it – 02 94088188

Non si effettua consulenza legale gratuita.

È assolutamente vietata la riproduzione, anche parziale, del testo presente in questo articolo senza il consenso dell’autore. In caso di citazione è necessario riportare la fonte del materiale.