Se decido di non sottopormi alla vaccino per il Covid-19 posso andare incontro al licenziamento? Vediamo quali sono le categorie di lavoratori a rischio.
Il vaccino non è obbligatorio
Il tema è attualissimo e su di esso si è scatenato un dibattito molto acceso.
Quello che – ad oggi – è certo è che la legge non ha previsto l’obbligatorietà del vaccino.
Il Consiglio d’Europa, con risoluzione del 27.01.2021, ha affermato che “gli Stati devono informare i cittadini che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno deve farsi vaccinare se non lo vuole”, e bisogna “garantire che nessuno sarà discriminato se non è vaccinato”.
In un contesto nel quale la vaccinazione non è obbligatoria può, quindi, il datore di lavoro imporla ai propri dipendenti per ragioni di sicurezza e, conseguentemente, sanzionare con il licenziamento chi non si adegua a tale disposizione?
Categorie di lavoratori in cui vi sia un alto rischio di esposizione al Coronavirus
Vista la normativa attuale si sconsiglia di applicare la sanzione del licenziamento disciplinare nel caso di rifiuto ingiustificato della vaccinazione (potrebbe, infatti, non passare il vaglio di legittimità).
Ma ciò non vuol dire che il datore di lavoro non possa fare altro.
Per esempio, nel caso di dipendenti la cui attività sia connotata dall’esposizione al virus (ad esempio, personale medico, infermieristico ecc) l’eventuale rifiuto del lavoratore potrebbe condurre alla sua legittima sospensione dalla prestazione, senza obbligo di retribuzione.
Ed infatti, se il lavoratore rifiuta il vaccino e il medico competente ritiene per questo sia inidoneo alla mansione perché esposto, senza idonea protezione vaccinale, al rischio di contagio, il datore di lavoro può sospendere il lavoratore senza retribuzione.
La soluzione non è affatto né semplice né immediata ma è sottoposta ad una serie di valutazioni relative al tipo di lavoro e all’organizzazione aziendale in cui si opera.
In assenza, comunque, di pronunce non ci rimanere che vedere cosa succederà.
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