Si possono usare le foto di Google Earth a processo?

Sempre più spesso la tecnologia si rivela una efficacia e utile arma a processo, capace di provare fatti e tesi che difficilmente una delle due parti riuscirebbe a dimostrare a distanza di tempo e senza testimoni. Di recente la Corte di Cassazione si è pronunciata proprio sulla possibilità di utilizzare a processo le immagini di Google Earth nella sentenza numero 39087 del 17 ottobre 2022.

Prove a processo: cosa prevede la norma

L’art. 234 del codice di procedura penale nel disciplinare le prove documentali che è possibile portare a processo, prevede la possibilità di acquisire le prove, come scritti o altri documenti, che “rappresentino fatti, persone o cose mediante la fotografia, la cinematografia, la fonografia, o qualsiasi altro mezzo”. L’importante, secondo la normativa, è che si tratti di una prova preesistente al processo: un elemento importante, che lascia aperta la possibilità di portare a processo tante e differenti tipologie di prove. Tra queste, come il progresso vuole, anche quelle offerte dai social o da software di uso come, ad esempio, Google Earth.

Il caso delle immagini di Google Earth come prova

In passato la Corte si era già più volte pronunciata sul tema: del resto, se le nuove tecnologie possono tornare utili, perché non utilizzarle? Grazie a Google Earth è possibile realizzare fotogrammi di qualsiasi luogo ed edificio in tutto il mondo, stando comodamente seduti alla scrivania di casa.

In un precedente e analogo caso, il Comune aveva utilizzato Google Earth come prova per contestare all’imputato il reato di abuso edilizio nella realizzazione di una piscina ritenuta priva delle necessarie autorizzazioni. Le principali argomentazioni difensive sostenevano che la data riportata sul fotogramma scaricato da internet fosse differente rispetto all’effettivo momento in cui la foto era scattata, sostenendo in questo modo l’intervenuta prescrizione.

Secondo una precedente sentenza della Corte di Cassazione (numero 37611/2020) spetta all’imputato che voglia avvalersi dell’intervenuta prescrizione del reato contestato, provare con elementi di fatto in suo possesso, la data differente rispetto a quella risultante dagli atti che, in alternativa, rimarrà confermata con quella risultante dalle immagini fornite da Google Earth. Qualora tale prova non venisse raggiunta, farà fede quella risultante dagli accertamenti eseguiti dalla Pubblica Accusa.

Cos’ha deciso la Corte di Cassazione

La Corte si è pronunciata sul caso oggi esaminato, riguardante un edificio unifamiliare in cui il proprietario aveva realizzato un intero piano senza alcuna autorizzazione da parte del Comune. Anche in questo caso, ciò che sosteneva l’imputato era che la data risultante dalla fotografia di Google Earth fosse differente al giorno in cui l’immagine era stata effettivamente scattata.

Durante il processo era stato necessario accertare il valore della prova documentale e anche in questa occasione gli Ermellini hanno confermato che i fotogrammi scaricati da Google Earth sono da considerarsi prove documentali a tutti gli effetti, ed utilizzabili ai sensi dell’art. 234, essendo rappresentanti di fatti, persone o cose.

Naturalmente, poi, spetterà al giudice valutare il contenuto delle immagini scaricate e della corrispondenza al vero di quanto in esse rappresentato, ma in ogni caso anche questo genere di prove è indiscutibilmente valido durante un procedimento.  

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