Secondo Tik Tok, Facebook e Instagram la responsabilità di cosa facciano i minori sui social pertiene ai loro genitori. Ma è realmente così?
I pericoli che corrono i minori online
Tempo fa avevamo già raccontato di TikTok, il nuovo social spopolato soprattutto tra i giovani, che da qualche tempo fa divertire milioni di iscritti portandoli, come spesso accade su queste piattaforme, a vivere una vita lontana da quella reale dove si ride, si balla, si mima e ci si diverte con leggerezza. La classica arma a doppio taglio.
Il nome di questo social nelle ultime settimane è stato sulla bocca di tutti, protagonista di numerose discussioni partite dalla ormai nota (e purtroppo triste) morte di una bambina di 10 anni, rimasta uccisa durante un pericoloso gioco di soffocamento, che inizialmente pareva essere legato proprio ad una sfida lanciata su TikTok.
Seppur le indagini abbiano portato a sviluppi che, pare, allontano i sospetti dalla piattaforma social, il vaso di Pandora relativo alla sicurezza per i minori di navigare in rete e specialmente di avere profili social, è ormai stato aperto.
Adesso in Italia ci si sta muovendo per trovare risposte a domande difficili e doverose: com’è possibile che una bambina di 10 anni abbia più profili social sulle diverse piattaforme? Non c’è un controllo? Perché è così semplice aggirare le regole d’ingresso?
Le azioni del Garante della privacy contro TikTok, Instagram e Facebook
A finire nel mirino del Garante della Privacy italiano è stato per primo TikTok, subito tirato in mezzo alla polemica a seguito della tragica morte della bambina.
La prima azione del Garante è stata quella di far scattare fino al 15 febbraio un divieto di trattamento dei dati degli utenti “per i quali non vi sia assoluta certezza dell’età e, conseguentemente, del rispetto delle disposizioni collegate al requisito anagrafico”: in sostanza, si è chiesto a TikTok di non consentire l’accesso a profili che non sia stato provato essere di persone adulte (o quantomeno a ragazzini di 13 anni, età minima per accedere al social).
Le indagini degli inquirenti hanno poi evidenziato che la vittima del terribile gioco aveva anche più profili Instagram e Facebook, verso cui si sono estese le attenzioni del Garante, con la richiesta di fornire diverse informazioni, tra cui quali e quanti profili avesse la minore e spiegare come sia stato possibile per la piccola, di soli 10 anni, iscriversi a quelle piattaforme per cui l’età minima è di 13 anni.
L’authority dovrà infatti capire le precise modalità di iscrizione a Facebook e Instagram e quali siano le verifiche sull’età attuate dai due social per controllare il rispetto dell’età minima di iscrizione.
Iscrizione facile e veloce, anche per gli under 13
Seppur un’età minima per iscriversi a Facebook, Instagram e TikTok effettivamente ci sia, per i più giovani è estremamente facile aggirare l’ostacolo e riuscire comunque ad ottenere un profilo, con tutti i rischi che ciò comporta.
Sono migliaia i giovani preadolescenti italiani capaci di utilizzare i social senza che vi sia un effettivo e reale moderatore di contenuti pericolosi per loro, sia esso un genitore o la piattaforma su cui navigano.
Attualmente iscriversi a una delle piattaforme social sopracitate è infatti molto semplice. Pochi passaggi, qualche domanda accompagnata a qualche spunta veloce e il gioco è fatto: non ci sono controlli effettivi che chiedano un riscontro di quanto affermato durante l’iscrizione. Non a caso pullulano di profili fake che, prima di essere bloccati (quando e se verranno mai bloccati) possono tranquillamente avere vita autonoma, caricare e navigare a proprio piacimento.
Il controllo di un genitore
Come detto per Instagram e Facebook, che fanno capo alla stessa gestione, l’età minima per creare un account è di 13 anni (anche se in alcune giurisdizioni il limite d’età può essere superiore).
Nella voce “privacy e sicurezza” vi è poi espressamente specificato che “gli account che rappresentano una persona di età inferiore a 13 anni devono indicare chiaramente nella biografia dell’account che sono gestiti da un genitore o da un tutore”.
Tra queste parole salta all’occhio un ulteriore problema, legato ad un controllo genitoriale spesso assente o inefficiente: la piattaforma con questa specifica se ne lava le mani, relegando la responsabilità di ciò che verrà fatto con quell’account direttamente al genitore che decida di garantire per il proprio figlio under 13.
Ed ecco che sorge spontanea un’altra di quelle domande difficili e doverose: ma il genitore poi controlla veramente?
Sono domande queste che per il momento attendono una risposta soddisfacente, che confermi la reale intenzione (e attuazione) della volontà di tutelare i più giovani utilizzatori del web, ignare vittime di pericoli sconosciuti, ma sempre in agguato.
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