“Cercasi addetto al front office, full time, dal lunedì al venerdì. Informazioni sullo stipendio non disponibili”. “Nota azienda del settore beauty cerca una risorsa da inserire nell’organico del proprio organico con laurea e minimo tre anni di esperienza. Retribuzione da concordarsi in base al vissuto lavorativo”.
Quante volte ti è capitato di leggere annunci di lavoro dettagliatissimi che, però, non menzionavano in alcun modo Ral, stipendio mensile o inquadramento contrattuale? Quanto spesso ti è capitato di fare colloqui dove si è parlato di soldi solo alla fine, come se non fossero un elemento determinante per la decisione da prendere? In Italia parlare di denaro e retribuzione è ancora spesso un tabù, eppure la realtà è che nella maggior parte dei casi si lavora per vivere e lo stipendio è un fattore non solo importante ma risolutivo.
Per questo una nuova direttiva approvata dal Parlamento europeo prevede che le aziende, al momento della pubblicazione degli annunci di lavoro, d’ora in poi siano obbligate a rendere noto fin da subito la retribuzione prevista per quella posizione, a prescindere dal sesso dei candidati o da quanto percepivano prima.
Annunci di lavoro chiari sullo stipendio: addio al segreto retributivo
La nuova direttiva europea prevede che anche in Italia, entro tre anni, le aziende dovranno non solo pubblicare negli annunci di lavoro la retribuzione prevista per la figura che si sta ricercando, ma anche colmare le disparità salariali tra uomo e donna che ricoprono le stesse mansioni.
Per quanto riguarda il segreto retributivo, la normativa comunitaria impone alle grandi aziende di pubblicare lo stipendio previsto già al momento della pubblicazione dell’offerta di lavoro, oppure di mettere subito in chiaro la situazione al primo colloquio di lavoro.
E non solo: la classica domanda “quale era la sua Ral nell’ultimo impiego?” sarà d’ora in poi bandita dall’elenco di quelle possibili. Le aziende non potranno più informarsi su quanto il dipendente percepiva precedentemente, così che non possano “giocare a ribasso” offrendogli meno di quanto avrebbero offerto se non avessero saputo quanto veniva retribuito in precedenza.
Riduzione del divario salariale tra uomo e donna
Un’altra importante novità introdotta dalla legislazione europea è quella legata alla lotta al divario salariale tra uomo e donna. Ad oggi è stimato che a parità di mansioni ed esperienza le cittadine europee guadagnano mediamente il 13% in meno rispetto ai colleghi del sesso opposto.
Proprio per arginare tale discriminazione la direttiva europea ha previsto che le aziende con più di 100 dipendenti dovranno non solo riferire ai proprio dipendenti le disparità salariali interne, ma anche correggerle in modo che a parità di mansione corrisponda parità di retribuzione, a prescindere dal sesso, ogni volta che la disparità superi il 5% senza che via un ragionevole motivo.
Previste sanzioni per chi non rispetta le nuove regole
La direttiva europea poi pone a carico degli Stati membri l’obbligo di effettuare controlli per verificare che le aziende rispettino le nuove regole, disponendo sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive nei confronti di chi non provvede ad adeguarsi alle nuove disposizioni.
Allo stesso tempo, tutti i dipendenti di un’azienda che non si adegua per tempo alle novità su trasparenza e parità salariale avranno diritto a richiedere un risarcimento.
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