In questi giorni in cui i recenti fatti di cronaca fanno riflettere sulla violenza di genere, sulla sua natura e su come combatterla, pullulano sul web articoli e video su come accorgersi di essere all’interno di una relazione tossica per poter evitare ogni pericolo.
Dal canto nostro, che ci occupiamo di famiglia e di diritto, è bene ricordare che la giurisprudenza si è più volte espressa sul fatto che anche un singolo episodio di violenza è tale da motivare la separazione e da attribuirne l’addebito al partner violento. Perché il primo schiaffo, purtroppo, non sarà l’ultimo e il primo abuso fisico e psicologico sarà seguito da altri violenti episodi.
Violenza domestica: non sempre viene riconosciuta subito
Una delle più importanti pronunce sul tema risale al 2022 (sent. n. 31351), quando la Cassazione ribaltando completamente le decisioni precedenti ha stabilito senza mezzi termini che un singolo episodio di violenza, sia essa fisica o psicologica, che viene posto in essere da uno dei coniugi nei confronti dell’altro è da ritenersi un comportamento tanto grave da motivare la separazione e l’addebito della stessa.
Nel caso in esame, nei primi due gradi di giustizio i giudici avevano respinto le domande reciproche di addebito che avevano avanzato i coniugi. Le violenze denunciate dalla moglie, supportate dalle testimonianze dei figli, non erano state ritenute adeguate a certificare le condotte di violenza reiterata denunciata. Secondo la Corte d’appello i fatti non erano sufficientemente precisi, essendo per altro privi di testimonianze esterne al nucleo familiare che potessero confermare le condotte denunciate.
Impugnando la sentenza di secondo grado la moglie decide di rivolgersi in Cassazione sostenendo che i giudici non avevano correttamente inquadrato la situazione, non riconoscendo la violenza nelle denunciate condotte dell’ex partner. L’impugnazione viene accolta e, finalmente, la voce della donna ascoltata.
Violenza domestica: cosa dice la Cassazione
La Corte di cassazione, riconoscendo nelle violente condotte tenute dall’ex marito nei confronti dell’ex moglie dei veri e propri episodi di violenza domestica sufficientemente argomentati e provati, riafferma l’importante principio già espresso nel 2017 (Cass. 7388/2017) secondo cui “Le violenze fisiche costituiscono violazioni talmente gravi e inaccettabili dei doveri nascenti dal matrimonio da fondare, di per sé sole – quand’anche concretantesi in un unico episodio di percosse – non solo la pronuncia di separazione personale, in quanto cause determinanti l’intollerabilità della convivenza, ma anche la dichiarazione della sua addebitabilità all’autore, e da esonerare il giudice del merito dal dovere di comparare con esse, ai fini dell’adozione delle relative pronunce, il comportamento del coniuge che sia vittima delle violenze, restando altresì irrilevante la posterità temporale delle violenze rispetto al manifestarsi della crisi coniugale”.
Gli Ermellini sono chiari e lapidari: anche un singolo episodio di violenza domestica tra coniugi garantisce il diritto alla parte lesa di richiedere la separazione e di ottenere che l’addebito sia in capo al partner violento. Un ragionamento logico e legittimo che, tuttavia, come dimostra questo stesso caso, ancora oggi non è così automatico.
Principio analogo era stato pronunciato con ordinanza della Cassazione n. 27324/2022, la quale riteneva che il singolo episodio di violenza fosse da ritenersi idoneo a stravolgere definitivamente l’equilibrio della coppia essendo “lesivo della dignità della persona”.
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